mercoledì 9 novembre 2011

nino za, il caricaturista, lo scrittore e il mercante d'arte


Leggi l'articolo completo nel blog di RARI e ANTICHI 

Nino Za è lo pseudonimo di Giuseppe Zanini, polivalente personaggio, nato a Milano, l'undici dicembre del 1906, morto a Roma, l'undici marzo del 1996. E' sepolto a Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia. L'inizio della sua attività di caricaturista si data nel 1927, in teatro, dove si esibiva nell'avanspettacolo. Risalgono a quel periodo le prime caricature dei personaggi più in voga del momento, tutte caratterizzate da un rapido tratto. Dal 1930, quando vive a Udine, presso le zie materne, si assiste all'ufficializzazione della sua attività di pittore caricaturista, imponendosi con uno stile personale e ritraendo, in forma caricaturale, i divi del cinema. 

nelle sue opere si ritrovano i volti di: Greta Garbo, Clark Gable, Sophia Loren, Marilyn Monroe, Sergio Tofano e molti altri, fra questi, il registra Federi Fellini, suo grande ammiratore. Fra il 1945 e il 1948, sono pubblicate, sul giornale umoristico del partito umoristico friulano, le caricature, da lui realizzate, raffiguranti personaggi di spicco del friuli.

a questa attività affiancò quella di gallerista, proponendo mostre di pittori d'avanguardia. Nel 1952, a Udine, in via Mercato vecchio, apre la "Piccola Galleria", presso il ristorante "Al Monte". L'attività commerciale veniva trasferita a Cortina d'Ampezzo, durante la stagione estiva e invernale. Continua a leggere nel blog di RARI e ANTICHI 

Greta Garbo -  caricatura originale realizzata da  nino za, firmata e datata - in vendita da www.maremagnum.eu
Greta Garbo -  retro del supporto della caricatura originale realizzata da  nino za, firmata e datata - in vendita da www.maremagnum.eu









Nino Za", catalogo della mostra antologica tenuta dal 29 settembre al 10 ottobre 1986 a Torino presso il Museo nazionale del cinema - Centro arti umoristiche e satiriche edito da Umberto Allemandi"


IN ACCORDO CON LA LEGGE 22/04/1944 NUMERO 633, CONSOLIDATA NEL 2008, SULLA PROPRIETA’ INTELLETTUALE, L’INTERO CONTENUTO DI TESTI, IMMAGINI E SUONI PUBBLICATO INhttp://maremagnumeu.blogspot.com/ E’ PROPRIETA’ PRIVATA, SALVO QUANDO DIVERSAMENTE SPECIFICATO. NE SONO STRETTAMENTE PROIBITI, LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, E QUALUNQUE ALTRO USO SENZA ESPLICITA AUTORIZZAZIONE. OGNI ABUSO SARA’ PERSEGUITO A NORMA DELLE LEGGI VIGENTI.

sabato 22 ottobre 2011

GIOVANNA D'ARCO, LA PULZELLA D'ORLEANS E PATRONA DI FRANCIA RACCONTATA IN UN EDIZIONE PER BIBLIOFILI



Giovanna d'Arco è un personaggio storico e religioso dalle innumerevoli sfaccettature. Nata in Lorena, da una famiglia contadina e benestante, visse un infanzia sconvolta dalla guerra dei Cento Anni. A tredici anni ha il primo incontro con il divino, con quelle che lei definirà "le sue voci", soprannaturale che in seguito si manifesterà con l'apparizione di San Michele arcangelo, di Santa Caterina e Santa Margherita. Furono queste voci che, all'età di diciassette anni, la spinsero ad partire per salvare la città Orléans. Questa missione la vide indossare l'armatura, cavalcare e combattere, adottando un vessillo, di color bianco, ornato con i gigli di Francia, l'immagine del Salvatore e la scritta "Jésus-Marie". Non fu certo facile compito, ma Orléans fu liberata e in seguito la stessa sorte tocco a Reims. Giovanna d'Arco affermò che queste vittorie furono ottenute per la costante presenza, durante tutta la sua impresa, di una "Guida Divina". Catturata dai soldati fedeli al duca di Borgogna, alleati degli inglesi, fu messa sotto processo dal tribunale, presieduto dal vescovo Pierre Cauchon, e accusata di eresia e stregoneria. Giudicata colpevole, fu bruciata sul rogo nella piazza della città di Rouen e le sue ceneri gettate nella Senna.

Di questo iniquo processo, dove Giovanna d'Arco non ebbe difensori e dove non confessò nessuna colpa, tratta l'edizione di pregio che presento e descrivo.

Le tavole che illustrano il volume sono incisioni originali colorate con il metodo del "au pochoir"
Trascrizione dell'occhietto  LE PROCES DE JEANNE
Trascrizione del frontespizio  JEANNE D'ARC D'après la minute en latin et en français des interrogatoires de la Pucelle durant son Procès de Condamnation en 1431 Traduction en français par Jean Rattaud du manuscrit authentique conservé à la Bibliothéque de l'Assemblée Nationale. Miniatures d'Annie Curtat. Editions du Cadran
Trascrizione della dichiarazione della tiratura - Le tirage de cette édition sur papier vélin pur chiffon de rives a été limité comme suit: 700 exemplaires numérotés de 251 à 950, Exemplaire 400
Trascrizione della soscrizione - Achevé d'imprimer sur les presses de Jean Paul Vibert, à Grosrouvre, le seize octobre 1995. La reproduction des miniatures par le procédé di pochoir a été confiée aux enlumineurs de l'Atelier du Lys et à Nathalie Couderc. La reliure du livre a été réalisée par la Reliure d'Art du Centre, à Limoges, avec le concours de Jean-Jacques Dufay, graveur

Questo libro, ad argomento storico e giuridico, è un edizione per bibliofili, illustrato con grafica originale e edito in lingua francese. 

Il volume è composto da 234 pagine, in carta pesante, tutte con barbe, ogni foglio presenta un decoro che incornicia il testo, sulla sinistra, a motivi floreali, realizzato in quattro colori, sulla destra con fregio tipografico, stampato in color rosso, che si estende al numero di pagina. Capilettera in color nero. Illustrazioni nel testo. Tavole a piena pagina protette da foglio in carta giapponese.


Le tavole che illustrano il volume sono incisioni originali colorate con il metodo del "au pochoir"


La rilegatura è in pelle di color blu, con ricche impressioni in oro e a secco al piatto anteriore, a secco al piatto posteriore, il dorso, con due nervi e impressioni in oro e a secco. Taglio superiore in oro. Unghiature in oro, cerniere in pelle di color blu e guardie in seta. Segnalibro in tessuto di color blu. Custodia rigida in carta stampata a mano di 34,5 x 27 cm.

La rilegatura è in pelle di color blu, con ricche impressioni in oro e a secco al piatto anteriore, a secco al piatto posteriore, il dorso, con due nervi e impressioni in oro e a secco. Taglio superiore in oro. Unghiature in oro, cerniere in pelle di color blu e guardie in seta. Segnalibro in tessuto di color blu. Custodia rigida in carta stampata a mano di 34,5 x 27 cm
La prima illustrazione posta nel testo è una incisione originale colorata con il metodo del "au pochoir".

Le illustrazioni delle tavole e della prima illustrazione posta nel testo sono realizzate con il metodo del "au pochoir".
La tecnica artistica del "au pochoir" consiste nel colorire le immagini, a mano, stendendo il colore nelle prestabilite campiture, usando delle mascherine, realizzate appositamente per il soggetto da abbellire. Nella maggior parte dei casi il supporto dell'immagine è la carta, ma ha applicazioni anche sul cartone, sulla masonite e su supporti in legno. Con questa tecnica si realizzarono delle produzioni artistiche seriali. Ebbe la sua massima diffusione, in Francia, dall'inizio del novecento fino agli anni trenta, per i costi, cadde in disuso dal secondo dopo guerra, sopravvivendo solo per il decoro di edizioni di pregio.

Le tavole che illustrano il volume sono incisioni originali colorate con il metodo del "au pochoir"






Le tavole che illustrano il volume sono incisioni originali colorate con il metodo del "au pochoir"

IN ACCORDO CON LA LEGGE 22/04/1944 NUMERO 633, CONSOLIDATA NEL 2008, SULLA PROPRIETA’ INTELLETTUALE, L’INTERO CONTENUTO DI TESTI, IMMAGINI E SUONI PUBBLICATO IN http://maremagnumeu.blogspot.com/ E’ PROPRIETA’ PRIVATA, SALVO QUANDO DIVERSAMENTE SPECIFICATO. NE SONO STRETTAMENTE PROIBITI, LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, E QUALUNQUE ALTRO USO SENZA ESPLICITA AUTORIZZAZIONE. OGNI ABUSO SARA’ PERSEGUITO A NORMA DELLE LEGGI VIGENTI.











martedì 11 ottobre 2011

LA CERAMICA DI MONTELUPO FIORENTINO


Piatto realizzato a Montelupo Fiorentino nel XVII appartenente alla tipologia chiamata degli "arlecchini",  "mostacci" o "bambocciate". Il soggetto è un bravo, rappresentato con corsetto e pantaloni rigonfi a righe, baffi e moschetto.

lunedì 10 ottobre 2011

LA CERAMICA PRODOTTA A MONTELUPO FIORENTINO


Montelupo Fiorentino è un comune in provincia di Firenze, situato alla confluenza del fiume Pesa e Arno. Nato da un piccolo castello e da un borgo, è edificato alle porte della città di Firenze. Acquisisce importanza a seguito della produzione della maiolica, destinata sia alle esigenze dei cittadini fiorentini che all'esportazione. Sono documentati ritrovamenti di ceramica monte lupina in America Centrale, a seguito dei primi insediamenti di europei nel luogo, Filippine e Scozia.


I primi manufatti conosciuti risalgono alla fine del duecento, ma già nel XIV e XV secolo, la produzione ceramica era molto consistente, per diventare, nel rinascimento uno dei centri di produzione ceramica più attivi. 

Risale alla metà del quattrocento, l'apertura, da parte di maestranze monte lupine, di fornaci nella vicina città di Firenze, fornendo un importante contributo allo sviluppo della ceramica quattrocentesca nella città medicea.

Sempre in questo periodo, artisti ceramici impiegati nelle numerose fabbriche di Montelupo Fiorentino, andarono a lavorare a Faenza, Cafaggiolo e si spinsero fino a Caltagirone, permettendo in quei luoghi la nascita di una tradizione ceramica. 

La produzione ceramica del cinquecento e del seicento è caratterizzata dalla realizzazione di manufatti ceramici ad uso farmaceutico, come quella per le farmacie fiorentine dei domenicani di San Marco e di Santa Maria Novella.  


Il versatore, anche chiamato: brocchetta o orciolo, è una maiolica ad uso farmaceutico, si caratterizza dal corpo di forma ovoidale e dal pippolo, un beccuccio a tubetto.


Versatore P e versatore PA prodotti a MonteLupo Fiorentino nel XVI secolo. Questa maiolica ad uso farmaceutico, si caratterizza dal corpo di forma ovoidale e dal pippolo, un beccuccio a tubetto.




Versatore P con decoro a foglia di vite
Altezza 24,5 cm
Diametro della base 8,9 cm
Diametro della bocca 7,7 cm
Cartiglio anepigrafo
Nella parte del corpo sottostante alla base dell’ansa, in color blu, è tracciata la lettera P

Il motivo decorativo che ricopre la maggior parte della superficie è realizzata con foglie bipartite di vite, fiori, frutti e viticci, tutti dipinti in color blu.

Versatore PA con decoro a palmetta persiana
Altezza 24,5 cm
Diametro base 8,1 cm
Diametro bocca 7,4 cm
Cartiglio anepigrafo
Nella parte del corpo sottostante alla base dell’ansa, in color blu, è tracciata la lettera PA

Il motivo decorativo è stato definito dal Ballardini “ palmetta e rosetta persiana “, un fiore a forma di grappolo, composto da otto petali appuntiti che si ripete sulla superficie decorata. Questo decoro si diffonde nella maiolica italiana, nella seconda metà del XV secolo, trovando ampia eco in Romagna, Toscana e Umbria. Per il Liverani, questo decoro raffigura un turgido frutto a pigna veduto sia in sezione orizzontale che verticale, con delle varianti che lo ravvicinano, a volte, al fiore del cardo. Il decoro è di ispirazione medio orientale, i prototipi si riscontrano, a partire dal XIII secolo, su ceramiche, stoffe e tappeti persiani. In questo versatore possiamo riscontrare la tipica versione realizzata a Montelupo, il Berti nel suo libro intitolato “ la maiolica di Montelupo Secoli XIV –XVII, edito nel 1986, ritiene che esemplari con questo decoro non possano essere datati prima degli inizi del XVI secolo. Questo elemento decorativo fu tra i più apprezzati dai vasai monte lupini, che lo utilizzarono per tutto il secolo, sia pure con variazioni nell’esecuzione e nei colori, uscì dall’uso solo agi inizi del seicento.






Nel XVII e XVIII secolo vede l'affermazione di una nuova tipologia chiamata gli "arlecchini",  alludendo alla eccezionale ricchezza cromatica della decorazione, e meno frequentemente "mostacci" o "bambocciate". Queste ceramiche sono dei piatti dove i colori usati, vivacissimi e tipici di questa tavolozza ceramica di questa località, sono: il giallo antimonio, il giallo arancio ottenuto con la "ferraccia", antico nome usato per definire la ruggine del ferro, i verdi ramina, i bruno-viola ottenuti dal manganese e l'azzurro derivante dal cobalto. Gli altri due nomi, "mostacci" o "bambocciate", alludono al soggetto: gentiluomini, paggi, bravi, raffigurati con corsetti a righe, pantaloni rigonfi, baffi e da qui il termine "mostacci", cappelli piumati, armati di spade, alabarde e moschetti. Qualche volta a cavallo, altre volte immersi in scorci di paesaggio, ma sempre dipinti con intento caricaturale, i personaggi più raffigurati, e temuti, furono i soldati Lanzichenecchi, al soldo di Carlo V.


Piatto realizzato a Montelupo Fiorentino nel XVII appartenente alla tipologia chiamata degli "arlecchini",  "mostacci" o "bambocciate". Il soggetto è un bravo, rappresentato con corsetto e pantaloni rigonfi a righe, baffi e moschetto.




Queste ed altre ceramiche sono in vendita presso lo spazio espositivo del sito www.maremagnum.eu





IN ACCORDO CON LA LEGGE 22/04/1944 NUMERO 633, CONSOLIDATA NEL 2008, SULLA PROPRIETA’ INTELLETTUALE, L’INTERO CONTENUTO DI TESTI, IMMAGINI E SUONI PUBBLICATO IN http://maremagnumeu.blogspot.com/ E’ PROPRIETA’ PRIVATA, SALVO QUANDO DIVERSAMENTE SPECIFICATO. NE SONO STRETTAMENTE PROIBITI, LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, E QUALUNQUE ALTRO USO SENZA ESPLICITA AUTORIZZAZIONE. OGNI ABUSO SARA’ PERSEGUITO A NORMA DELLE LEGGI VIGENTI.











giovedì 30 giugno 2011

“ LE HAYDINE “ DEL COMASCO GIUSEPPE CARPANI E IL PLAGIO DELL’OPERA REALIZZATO DA STENDHAL


( Prima edizione Musica ) Giuseppe Carpani LE HAYDINE OVVERO LETTERE SU LA VITA E LE OPERE DEL CELEBRE MAESTRO GIUSEPPE HAYDN Dedicate al R. Conservatorio di musica di Milano Milano Da Candido Buccinelli Stampatore Cartaro 1812 in 16° ( 19,3 x 12.3 cm ) ppgg VIII,302 Antiporta con ritratto in ovale di Joseph Haydn, protetto da velina 2 tavole con “ Contorni delle medaglie accennate nella lettera XV. Pag 250 “ Rilegatura coeva






Giuseppe Carpani, scrittore, librettista e autore di molteplici traduzioni di testi di opere di autori francesi e tedeschi. Nasce nella frazione di Vill'albese, del comune di Albavilla, in provincia di Como.

Fra i suoi libretti più noti: “Camilla, ossia Il sotterraneo” dramma semiserio, “Il principe invisibile” dramma giocoso, “La morte di Cleopatra”, “Nina o sia La pazza per amore” con musica di Giovanni Paisiello, “Gli antiquari in Palmira” e “L'uniforme”.

Grande estimatore del compositore e pianista Franz Joseph Haydn, austriaco, uno dei musicisti più importanti del tempo, la cui opera impose, fra l’altro, il quartetto d'archi, un gruppo strumentale e una composizione musicale composta per due violini, una viola e un violoncello.

Il Carpani fu il traduttore, con il titolo “La Creazione”, del Die Schöpfung, l’oratorio, scritto in lingua tedesca, da Franz Joseph Haydn, composto tra il 1796 e il 1798, ispirato alla Creazione del Mondo come viene descritta nella Genesi.

L'oratorio è una composizione musicale d'ispirazione religiosa, non liturgica, con trama compiuta, presentata in forma narrativa, ma senza rappresentazione scenica, mimica e personaggi in costume.

Questo lavoro fu celebrato dal Carpani componendo un sonetto, ma la grande venerazione per il musicista austriaco gli fece dare alle stampe, a Milano, nel 1812, Le Haydine, ossia lettere sulla vita e le opere di Giuseppe Haydn. Il libro è composto da diciassette lettere, in calce, “ Catalogo delle opere di Giuseppe Haydn “ seguito dal foglio di Errori Correzioni. Nel 1824 scrisse un’ opera simile, dedicata a Gioachino Rossini, intitolata Le Rossiniane, ossia lettere musico-teatrali.



( Prima edizione Musica ) Giuseppe Carpani LE HAYDINE OVVERO LETTERE SU LA VITA E LE OPERE DEL CELEBRE MAESTRO GIUSEPPE HAYDN Dedicate al R. Conservatorio di musica di Milano Milano Da Candido Buccinelli Stampatore Cartaro 1812 in 16° ( 19,3 x 12.3 cm ) ppgg VIII,302 Antiporta con ritratto in ovale di Joseph Haydn, protetto da velina 2 tavole con “ Contorni delle medaglie accennate nella lettera XV. Pag 250 “ Rilegatura coeva


Nel 1815, vide la stampa il libro intitolato “ Lettres écrites de Vienne en Autriche sur le célèbre compositeur J. Haydn, suivies d'une Vie et de considérations sur Métastase et l'état présent de la musique en France et en Italie “, l’autore era Louis-Alexandre-César Bombet, personaggio di fantasia che nascondeva il vero autore, Henri Beyle, in seguito, più conosciuto come Stendhal. Il libro, copiando la narrazione in prima persona e struttura epistolare, era un plagio sfacciato dalle "Haydine" di Giuseppe Carpani che ne fu giustamente infuriato.









IN ACCORDO CON LA LEGGE 22/04/1944 NUMERO 633, CONSOLIDATA NEL 2008, SULLA PROPRIETA’ INTELLETTUALE, L’INTERO CONTENUTO DI TESTI, IMMAGINI E SUONI PUBBLICATO IN http://maremagnumeu.blogspot.com/ E’ PROPRIETA’ PRIVATA, SALVO QUANDO DIVERSAMENTE SPECIFICATO. NE SONO STRETTAMENTE PROIBITI, LA RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, E QUALUNQUE ALTRO USO SENZA ESPLICITA AUTORIZZAZIONE. OGNI ABUSO SARA’ PERSEGUITO A NORMA DELLE LEGGI VIGENTI.

mercoledì 15 giugno 2011

PADRE GIROLAMO MARIA MORETTI "TRATTATO SCIENTIFICO DI PERIZIE GRAFICHE SU BASE GRAFOLOGICA", UNA RARA EDIZIONE ORIGINALE

Padre Moretti, dal 1940, visse nel convento di Mondolfo, nelle Marche. In questo tranquillo luogo si dedicò, quasi ininterrottamente, alle ricerche di grafologia, trovando l’applicazione, della scienza da lui concepita, in svariati settori. Questo utilizzo permette di ottenere, per ogni testo manoscritto, una rapida e affidabile diagnosi dello scrivente, fornendo svariate informazioni sull’autore, fra le quali: la misura dell’intelligenza, il temperamento, il carattere, le attitudini, le anomalie psichiche, le malattie organiche e molto altro.
Padre Girolamo Moretti fu autore di moltissimi libri e articoli di grafologia, fra i suoi scritti, molto rara come edizione e molto importante come contenuto è il “Trattato scientifico di perizie grafiche su base grafologica“. La prima edizione, con prefazione e introduzione di Alfredo Bertelè, è del 9 febbraio 1942, per le edizioni L'Albero, di Verona, pagine 268 con 170 figure.


Padre Girolamo Maria Moretti “Trattato scientifico di perizie grafiche su base grafologica“. L'edizione originale, molto rara e molto importante nel contenuto, con prefazione e introduzione di Alfredo Bertelè, è edita il 9 febbraio 1942, per le edizioni L'Albero, di Verona, pagine 268 con 170 figure




Il contenuto dei capitoli, ognuno suddiviso in più sottopunti:

Capitolo 1. La personalità della scrittura
Capitolo 2. La indispensabilità della Grafologia
Capitolo 3. Che cosa il perito deve conoscere della Grafologia
Capitolo 4. I segni grafici – principali sottocapitoli: 4.1 - segni sostanziali (curva, angoli A, largo di lettere ecc... totale 21 segni, 4.2 - segni accidentali modificanti (apertura a capo delle o e delle a ecc... totale 10 segni, 4.3 - segni accidentali semplici (solenne, allungata ecc... totale 9 segni.
Capitolo 5. I segni grafologici applicati
Capitolo 6. La non identità
Capitolo 7. L'identità
Capitolo 8. Contraffazione grafica a mano libera e a ricalco
Capitolo 9. Lettere anonime
Capitolo 10. Conclusione


Nel 1958, a Pesaro, Padre Moretti fondò “La Psicografica” e lo “Studio grafologico Frà Girolamo”.



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martedì 7 giugno 2011

PADRE GIROLAMO MARIA MORETTI IL FONDATORE DELLA GRAFOLOGIA ITALIANA

Padre Girolamo Maria Moretti, frate francescano, da autodidatta, diventa un importante figura nell’ambito degli studi di grafologia e il fondatore della grafologia italiana. Nasce a Recanati nel 1879 e muore ad Ancona nel 1963. Il suo interesse e la sua attrazione per la grafologia iniziano, casualmente, nel 1905, e, da allora, a questo studio, si dedicò per tutta la vita. E’ suo il primo libro, in italiano, sull’argomento, edito nel 1914, si intitola “Manuale di grafologia”. Dato alle stampe usando lo pseudonimo di Umberto Koch. Il quelle pagine definisce la grafologia come lo "Studio scientifico che da la figura grafica di uno scritto rivela le tendenze dello scrittore sortite da natura". Questo primo volume fu l’avvio di un percorso che lo avrebbe portato ad elaborare un metodo, con solide basi scientifiche, che prenderà forma nello scritto intitolato “Psicologia della Scrittura, Metodo scientifico infallibile della grafologia”, edito a Bologna, da Licino Cappelli, nel 1924. Quest’ultimo volume è considerato la terza edizione ampliata del libro edito nel 1914, fra i due volumi, nel 1920, per i tipi dell’editore bolognese Nicola Zanichelli, fu stampato il “ Trattato scientifico di grafologia “considerato la seconda edizione ampliata del libro edito nel 1914.

“Chi lo avrebbe mai pensato”, è l’autobiografia di Padre Girolamo Moretti. Edita nel 1977, è una raccolta di pensieri e ricordi, scritti con spontaneità. Proprio dalle righe tratte da questo libro troviamo una valida spiegazione alle capacità del Moretti.

Nel mio caso, non si tratta di sensibilità, ma solamente intuito. Lo prova anche il fatto di essere riuscito a formulare un metodo ed a comunicarlo ad altri, i quali, applicandolo, qualora abbiano la necessaria attitudine e l’adeguata competenza, ottengono risultati analoghi ai miei. Inoltre, si sappia, sempre che alle intuizioni ho fatto sempre seguire un prolungato lavoro di verifica e di sperimentazione “.

Padre Girolamo Maria Moretti “Manuale di grafologia”. Dato alle stampe usando lo pseudonimo di Umberto Koch- ACCEDI ALLA SCHEDA BIBLIOGRAFICA COMPLETA




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sabato 4 giugno 2011

PIETRO MICCA ED IL PIEMONTE DE’ SUOI TEMPI - LE STREGHE DI VALTELLINA E LA SANTA INQUISIZIONE

L’assedio di Torino del 1706 trova nella morte del militare sabaudo Pietro Micca un episodio saliente. L' avvenimento, per tutto il XIX secolo, diventò soggetto di molteplici quadri, romanzi, canzoni e rappresentazioni teatrali e trovò, nella celebrazione delle onoranze del 1906, il suo apice .

Pietro Micca nasce a Sagliano Micca il 6 marzo 1677 e morì, a Torino, nella notte tra il 29 e 30 agosto facendo esplodere una galleria, al fine di impedire ai soldati francesi di introdursi nella Cittadella. Questo suo gesto passò sotto silenzio presso i contemporanei per trasformarsi nell’Ottocento in simbolo di “amor patrio”.


Pietro Micca. L’incisione riproduce il quadro realizzato nel 1858, conservato presso la GAM di Torino. E' una delle stampe originali introdotte nel libro di Federico Odorici nel saggio intitolato PIETRO MICCA ED IL PIEMONTE DE’ SUOI TEMPI edito a Milano da Ripamonti Carpano nel 1861



Rilegatura della Strenna per il Capo d’anno 1861 intitolata SIMBOLO D'AMICIZIA. DONO PEL CAPO D'ANNO Milano Venezia e Verona Regio Stabilimento Nazionale Paolo Ripamonti Carcano 1861 



( Edizione originale Storia locale Piemonte Torino Pietro Micca Assedio di Torino + Storia locale Lombardia Valtellina Processi alle Streghe Inquisizione Stregoneria Strenna per il Capo d’anno 1861 La strenna non compare nel repertorio aa.vv. Strenne dell'800 a Milano Libri Scheiwiller 1986 ) SIMBOLO D'AMICIZIA. DONO PEL CAPO D'ANNO Milano Venezia e Verona Regio Stabilimento Nazionale Paolo Ripamonti Carcano 1861 in 16° ( 17,8 x 12,3 cm ) ppgg 4nn,158 4 tavole incise, una posta all’antiporta intitolata MONUMENTO A PIETRO MICCA ESISTENTE NELL’ARSENALE DI TORINO seguono MONUMENTO DI CARLO EMANUELE II° + VITTORIO AMEDEO DI SAVOIA IN ABITO DI GRAN MASTRO DELL’ORDINE DELL’ANNUNZIATA + PIETRO MICCA Frontespizio inciso Rilegatura romantica Ai piatti e al dorso carta con decorazioni a fiori in rilievo e fregi oro Tagli oro






Frontespizio e antiporta della Strenna per il Capo d’anno 1861 intitolata
SIMBOLO D'AMICIZIA. DONO PEL CAPO D'ANNO Milano Venezia e Verona Regio Stabilimento Nazionale Paolo Ripamonti Carcano 1861 



Contiene due scritti di Federico Odorici, storico, nasce a Roè Volciano in provincia di Brescia il 27 agosto 1807 e muore a Brescia il 12 settembre 1884. Deputato nel Regno d'Italia e bibliotecario della Biblioteca Palatina di Parma dal 1862 al 1876.

Il primo scritto è intitolato “ PIETRO MICCA ED IL PIEMONTE DE’ SUOI TEMPI Diviso cinque in capitoli: 1° Tenerezze di Francia pei piccolo Piemonte sino ai tempi di Filiberto 2° La Francia e Carlo Emanuele III° Un avviso del popolo ad Amedeo 4° L’assedio di Torino 5° Pietro Micca Segue Documenti

Il secondo scritto è intitolato “ LE STREGHE DI VALTELLINA E LA SANTA INQUISIZIONE “ Con documenti inediti del secolo XVI Documenti raccolti ed illustrati Elenco dei documenti SENTENZA MOTIVITA DEL S. UFFICIO CONTRO BARTOLOMEO SCARPATEGIO DA SONDRIO ACCUSATO DI STREGONERIA 28 SETTEMBRE 1523 – ALTRA SENTENZA DI FRATE MODESTO INQUISITORE CONTRO DUE DONNE VALTELLINESI CONDANNATE COME MALIARDE 9 AGOSTO 1523 – DEI ROGITI DEL GIA’ NOTAIO NICOLA QUONDAM GIACOMO BONINI DI SACCO LEGGESI IN SEGUENTE ATTO – DEI ROGITI DEL GIA’ NOTAIO RIDOLFI PIETRO QUONDAM GIOVANNI DI TIRANO AVVI L’ATTO SEGUENTE segue NOTA AI DOCUMENTI III E IV + 1485 COPIA CERTARUN LITTERARUM DUCALIUM PRO EXECUTIONE SENTENTIARUM CONTRA NONNULLAS MULIERES HERETICAS + DELLE STREGHE DI VALTELLNA E DEGLI ATTI GIA’ RECATI DEL SANTO UFFIZIO.


Frontespizio del secondo scritto di Federico Odorici intitolato
LE STREGHE DI VALTELLINA E LA SANTA INQUISIZIONE





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mercoledì 1 giugno 2011

L’ASSEDIO DELLA CITTA’ DI TORINO DEL 1706


Questo episodio storico, vissuto dalla città di Torino e dai torinesi, è da inquadrarsi nell’ambito degli eventi causati dalla “guerra di successione spagnola”. Conflitto che si protrasse per più di dieci anni e che si concluse con i Trattati di Utrecht del 1713 e Rastadt del 1714. La lotta vedeva l’alleanza fra Spagna e Francia. Lo stato sabaudo confinava con la Francia e con il milanese, allora sotto il dominio spagnolo, in questa logica, la collocazione geografica del Ducato di Savoia era un ostacolo nel collegamento fra i due alleati, che pensarono di risolvere il problema tentandone l’annessione.

Il 12 maggio del 1706, la città di Torino fu assediata dai soldati francesi e spagnoli. L’assedio vide i Francesi sferrare frequenti assalti alle fortificazioni, sempre respinti, tanto da essere costretti a scavare gallerie sotterranee per cercare di entrare nella città sabauda, proprio in uno di questi cunicoli si svolse il famoso episodio che vide come protagonista Pietro Micca.

Le milizie a difesa della capitale sabauda, minori per numero, riuscirono a costringere i nemici ad una precipitosa ritirata che avvenne, il 7 settembre, a seguito della vittoriosa battaglia condotta dal principe Eugenio e dal duca Vittorio Amedeo II.

Cronisti di questo episodio furono il conte Giuseppe Maria Solaro della Margarita, comandante dell’Artiglieria sabauda, autore del “Journal historique du siège de la ville et de la citadelle de Turin. L’année 1706” Avec le veritable plan, edito a Amsterdam, dal libraio Pierre Mortier nel 1708, in 4°, pagine 2, 165, 3, e un sacerdote, originario di Favria Canavese, don Francesco Antonio Tarizzo, autore del “Ragguaglio istorico dell’assedio, difesa, e liberazione della città di Torino”, edito in Torino, dallo stampatore Gio. Battista Zappata, nel 1707, in vendita presso nella bottega del libraro Marone, in 4°, pagine 8, 103, 1 e arricchito da 2 tavole e una carta geografica.

Figura di spicco per l’esito vittorioso della battaglia fu Eugenio di Savoia –Soissons, più noto come Principe Eugenio, principe di Savoia - Carignano e conte di Soissons. Da giovanissimo al servizio degli Asburgo, in questo momento alleati con i piemontesi. La sua strategia permise la vittoria sulle truppe francesi, comandate da duca La Feuillade, e la liberazione della città di Torino dall’assedio, di fatto eliminando l’esercito francese dall'Italia.

Uno dei testi che illustrano l’operato del Principe Eugenio durante l’assedio di Torino del 1706 fu scritto da Pietro Savi, della Compagnia di Gesù, autore del “Fatti d’arme di Eugenio in Italia” stampato a Torino, A spese di Giovanni Martin mercante libraio, nel 1767, in 16° ( 16,5 x 9,5 cm ), pagine 195, frontespio figurato, 3 finalini figurati xiligrafici.



Pietro Savi “Fatti d’arme di Eugenio in Italia” stampato a Torino, nel 1767 in 16° pagine 195 Pieno marocchino coevo




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giovedì 5 maggio 2011

QUANDO LA CERAMICA INCONTRA L’ALCHIMIA, LA TIPOLOGIA DEL COMPENDIARIO


Leggi l'articolo completo nel blog di RARI e ANTICHI 



La ceramica in stile compendiario si afferma come una reazione al virtuosismo pittorico e coloristico caratterizzante la produzione della maiolica della prima metà del cinquecento, distinta in primo e in secondo istoriato. Nasce dopo il 1550 e si esaurisce attorno al 1650, circa cento anni che segnano per la maiolica italiana un nuovo successo. In questo lasso di tempo la produzione dei “bianchi” si affianca e convive con il vasellame istoriato dei periodi precedenti.

Prende il nome di “compendario” perché trae ispirazione da un genere di pittura, con nome eguale, in auge, nell’impero romano, dal I° secolo al III° secolo d.C., caratterizzata da un immagine ridotta all’essenzialità e privata di ogni caratterizzazione.

Questa tipologia si identifica con l’affermarsi del fenomeno dei “bianchi”, dei pezzi ceramici smaltati in color bianco, caratterizzati di una decorazione semplicissima, quasi essenziale, raffinata ed espressa nei colori dell’azzurro, in due toni, e del giallo o dell’arancio, forse per richiamare l’effetto pittorico dell’oro.

I pezzi bianchi, presentano decori collocati al centro o ai lati, raffigurano putti, figurine e ghirlande di foglioline, poste a corona del soggetto principale. Di contro troviamo pezzi dove la superficie è totalmente occupata dal soggetto, realizzato con gli unici colori impiegati in questo stile.

Trova nella produzione ceramica della città di Faenza il suo epicentro e da lì si diffonderà nella produzione della penisola italica e per l’intera Europa, dando vita a una nuova fase del genere della maiolica.

Il successo di questi manufatti faentini viene imitato a Urbino, a Deruta, a Torino e in Abruzzo, per poi passare in Francia e ad ampie regioni dell’Europa centrale, dove le maestranze faentine si rifugiano per sottrarsi alle persecuzioni religiose.

Questo nuovo sviluppo nella storia della ceramica italiana non è privo di risvolti inaspettati che vedono nella dottrina alchemica un mezzo di ideazione e diffusione del nuovo stile. L’argilla si trasmuta per mezzo del più nobile dei colori, il bianco, associato, in alchimia, all’idea di sintesi di ogni policromia, l’inizio di un nuovo processo o la partenza di nuove trasformazioni per la materia.







Crespina in maiolica, al centro, figura di San Giovannino circondato da ghirlanda di fiori, Faenza, Virgiliotto Calamelli, ultimo quarto del XVI secolo.

La crespina è un piccolo piatto fondo, sagomato con piede, tipo fruttiera, in genere baccellata e alcune volte traforata.


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