giovedì 5 maggio 2011

QUANDO LA CERAMICA INCONTRA L’ALCHIMIA, LA TIPOLOGIA DEL COMPENDIARIO


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La ceramica in stile compendiario si afferma come una reazione al virtuosismo pittorico e coloristico caratterizzante la produzione della maiolica della prima metà del cinquecento, distinta in primo e in secondo istoriato. Nasce dopo il 1550 e si esaurisce attorno al 1650, circa cento anni che segnano per la maiolica italiana un nuovo successo. In questo lasso di tempo la produzione dei “bianchi” si affianca e convive con il vasellame istoriato dei periodi precedenti.

Prende il nome di “compendario” perché trae ispirazione da un genere di pittura, con nome eguale, in auge, nell’impero romano, dal I° secolo al III° secolo d.C., caratterizzata da un immagine ridotta all’essenzialità e privata di ogni caratterizzazione.

Questa tipologia si identifica con l’affermarsi del fenomeno dei “bianchi”, dei pezzi ceramici smaltati in color bianco, caratterizzati di una decorazione semplicissima, quasi essenziale, raffinata ed espressa nei colori dell’azzurro, in due toni, e del giallo o dell’arancio, forse per richiamare l’effetto pittorico dell’oro.

I pezzi bianchi, presentano decori collocati al centro o ai lati, raffigurano putti, figurine e ghirlande di foglioline, poste a corona del soggetto principale. Di contro troviamo pezzi dove la superficie è totalmente occupata dal soggetto, realizzato con gli unici colori impiegati in questo stile.

Trova nella produzione ceramica della città di Faenza il suo epicentro e da lì si diffonderà nella produzione della penisola italica e per l’intera Europa, dando vita a una nuova fase del genere della maiolica.

Il successo di questi manufatti faentini viene imitato a Urbino, a Deruta, a Torino e in Abruzzo, per poi passare in Francia e ad ampie regioni dell’Europa centrale, dove le maestranze faentine si rifugiano per sottrarsi alle persecuzioni religiose.

Questo nuovo sviluppo nella storia della ceramica italiana non è privo di risvolti inaspettati che vedono nella dottrina alchemica un mezzo di ideazione e diffusione del nuovo stile. L’argilla si trasmuta per mezzo del più nobile dei colori, il bianco, associato, in alchimia, all’idea di sintesi di ogni policromia, l’inizio di un nuovo processo o la partenza di nuove trasformazioni per la materia.







Crespina in maiolica, al centro, figura di San Giovannino circondato da ghirlanda di fiori, Faenza, Virgiliotto Calamelli, ultimo quarto del XVI secolo.

La crespina è un piccolo piatto fondo, sagomato con piede, tipo fruttiera, in genere baccellata e alcune volte traforata.


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